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Giorgio Kaisserlian in Alfieri, catalogo, Dante Bertieri Stampatore, Milano 1960

L'opera di Attlio Alfieri obbedisce ad un ritmo quasi inavvertibile, come una felicità nascosta, che riesce a dare un senso pieno alle sue composizioni. Eppure Alfieri è l'uomo che ha sempre rischiato di mancare all'appuntamento con se stesso e con la sua vocazione d'artista, che il suo impegno gli fissava, per colpa di una serie di occasioni avverse che hanno continuamente tentato di premere su di lui. Ma egli ha sempre saputo d'un tratto liberarsi dalle strette difficili che la sua esistenza più immediata gli opponeva, ed instaurare in se un libero spazio di poesia. Edoardo Persico che fu il maestro di tutta una generazione di pittori che seguì quella dei maestri del Novecento osservava già che fin dalla sua giovinezza Alfieri, era un uomo apparentemente impedito, impedito cioè di manifestarsi per colpa d'ineliminabili contrarietà d'ordine elementare che, sia pure con volti sempre nuovi, non hanno finito oggi ancora di angustiare la sua esistenza. Eppure egli ha sempre potuto di volta in volta aggirare l'ostacolo con la semplicità del suo vivere e del suo dipingere. Come ha notato Venturoli, altri critici, egli ha presentito, fino dalle sue opere giovanili, come motivo dominante della sua poetica, una carica espressiva densa d'umori e di fermenti che doveva poi trovare esito negli anni 1938-40, nel gruppo dei pittori di «Corrente». Certi suoi paesaggi e nature morte di giovinezza ci appaiono oggi ancora fervidi e vivi come degli improvvisi fiori primaverili. Sono pure di quegli anni alcuni tra i più meditati ritratti di Alfieri, che testimoniano la sua robustezza compositiva. Quello che interessa notare è il travaglio di ricerca inquieta che accompagna tutta la produzione di Alfieri di quegli anni: essa sfocia verso il 1940 in un'assunzione originale di motivi post cubisti orientati verso una plasticità monumentale e talvolta quasi sprovvisti da ogni richiamo figurale. Sono forme che paiono cariche di magia e di mistero, ed Alfieri allora si addentrava in un'avventura personale, in dialogo con le spinte più suggestive dell'avanguardia internazionale. Gli anni della seconda guerra mondiale e quelli che hanno seguito sono stati per il nostro un tempo di ripiegamenti, di ripensamenti. La casa, lo studio dispersi, la durezza di un vivere che non è confortato da nuove spinte ideali, sembrano aver determinato in lui un momentaneo sottrarsi ad un rischio ed a un'avventura d'arte. Egli con nuove risorse si rivolge ora verso dei contenuti tradizionali: paesaggi, soprattutto figure, nature morte con frutta, qualche ritratto. Ma anche qui egli ritrova subito uno spazio libero: si potrà notare, infatti, in questi paesaggi le suggestive accensioni cromatiche, la finezza narrativa, unita ad una capacità evocativa che non obbedisce più ai moduli naturalistici, ma che offre i suoi motivi in un clima assorto e vibrato di echi creativi post impressionistici. Le nature morte, delicate, musicali, cariche talvolta di una struggente poesia testimoniano in Alfieri un'intimità con le sue immagini, uno scavare insistente le proprie occasioni visive, sino al punto in cui esse possono acquistare una vita autonoma ed una capacità espansiva, ampia e fervida. Tale ci sembra essere il senso dei momenti più felici di questa non ultima stagione dell'arte di Alfieri, che è d'altronde in pieno sviluppo. Egli riesce ad individuare dal suo tenace lavoro delle isole insperate di melodioso silenzio che trovano in alcuni motivi di nature morte forse il loro attimo migliore. Eppure si avvertono ancora in lui degli altri accenti e soprattutto delle riprese di alcuni motivi della sua giovinezza. Tanti pittori rinunciano continuamente a se stessi ricercando solo dei dialoghi abusivi con delle espressioni di moda: Ma quanti sanno che il rimediare ed "aprire" ad un'espressione ampia e consapevole o tal altro spunto giovanile, trascurato da molto tempo, può costituire talvolta un'improvvisa possibilità di trovarsi finalmente, nella nostra voce più autentica, che sembra continuamente sfuggirci? E ci piace sottolineare nelle opere più mature di Alfieri questa ripresa di temi giovanili che ora si arricchiscono di tutte le esperienze del suo lungo lavoro. Esse indicano la persistente direzione «interiore» del programma di lavoro di un artista solitario e ci introduciamo sino al suo mondo poetico, vivo e carico di continue occasioni di meraviglia, eppure attraversato talvolta da una sottile malinconia, che è come il respiro di un'anima.